Gli auguri del presidente dell’assemblea regionale Tarcisio Barbo
Quanto agli effetti della manovra sulla popolazione e le istituzioni in questo Natale dove si respirano le difficoltà di tanti, c’è solo da lavorare perchè accanto ai sacrifici (che devono coinvolgere tangibilmente anche i costi della politica e dei politici come quelli dei dirigenti dell’alta finanza, della pubblica amministrazione, dei privati e dello loro liquidazioni, delle tante caste che nel tempo si sono insediate nel Paese) crescano iniziative che diano concreti segnali di speranza in una crescita più inclusiva soprattutto per i giovani e per le donne. Certo che anche quanto deliberato ieri dal Consiglio Regionale del FVG non va in questa direzione. E allora mi pare bello ricordarvi una breve riflessione che Enrico Berlinguer aveva rilasciato in un intervista a Eugenio Scalfari nel luglio del 1981 secondo la quale “noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e disrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata”. Preistoria o richiamo di grande attualità? Sicuramente ho trovato questa affermazione di grande sintonia con una politica di sinistra che ben si sposa con una concezione laica del vivere cristiano cui il Concilio ci aveva aperto e che nella nostra Diocesi molti laici vivono con vera sofferenza. E allora a fronte di principi, dottrina sociale e vivere comune di tante persone a Trieste, ho ripescato queste due risposte che il non dimenticato Vescovo di Trieste Eugenio proponeva nell’omelia della Festa di san Giusto del 2006 a quanti chiedevano in che modo la Chiesa che è in Trieste avrebbe dovuto adempiere alla sua missione “Se sapremo essere chiesa nella città, uscendo ancora una volta dal tempio, abbandonando le nostalgie di un passato, di religiosità tradizionale, guardando con simpatia e non con timore al nuovo che si affaccia nella cultura e nella società, convinti che saprà aprirsi a Cristo; se sarà chiara in noi – diceva ancora Ravignani – la consapevolezza che non di una dottrina siano chiamati ad essere annunciatori, ma ad essere testimoni di un evento che ha segnato e segna la nostra vita. Abbiamo incontrato Lui, Cristo, che ci ha affascinato”. Come vedi, c’è ancora tanta strada da fare assieme. Buon Natale e Buon Anno Nuovo. Tarcisio Barbo