20 Febbraio 2012

Intervento introduttivo all’assemblea regionale del 17 febbraio

Appunto. Un Governo che responsabilmente sosteniamo perché – come ha detto il nostro segretario nazionale Pierluigi Bersani – viene prima l’Italia e poi il partito. Una situazione impensabile sia quale conclusione per un Governo, come quello guidato da Berlusconi, che abbiamo fortemente contrastato, sia quando abbiamo tenuto il nostro congresso e le cui ricadute statutarie abbiamo vissuto a livello regionale, non senza quelle difficoltà che tutt’ora permangono e segnano all’esterno, sempre più incomprensibilmente per i nostri elettori e i nostri iscritti, anche gran parte del pur giusto confronto che deve animare la vita di un partito plurale come il nostro. Decisioni che il Governo Monti nell’ambito di una rinnovata collocazione del nostro Paese a livello internazionale, sta assumendo con conseguenti disagi e sofferenze per tutte le fasce sociali della società anche a seguito di richieste che l’Europa avanza nei nostri confronti per sottrarre l’Italia da derive incalcolabili e solo premonitrici come nel caso della Grecia, di condizioni alle quali il centro destra di Berlusconi ci aveva portato. La situazione ha certamente origini non solo nazionali, ma è certo che chi ha guidato il Paese in questi ultimi anni, ne porta tutta la responsabilità politica che sarà sottoposta, ormai quasi sicuramente nel 2013 al vaglio dell’elettorato probabilmente in concomitanza con la stessa verifica che i cittadini del Friuli V. Giulia saranno chiamati a compiere in ordine all’operato del Governatore Renzo Tondo, sempre più palesemente inconcludente sotto il profilo amministrativo e privo di strategia politica particolarmente nella ridefinizione della specialità regionale, vista significativamente nella sua dimensione internazionale.
La nostra, anche in questo caso è stata un’opposizione senza concessione di alibi di sorta condotta quotidianamente e puntualmente dal partito e dal gruppo regionale al quale ho chiesto di sintetizzarne senso e strategie future con una comunicazione nel corso del dibattito di oggi, che serva anche a fornire una corretta informazione sull’atteggiamento tenuto di fronte al contrastato problema dei vitalizi, sul quale ho ricevuto una motivata lettera di dissenso sottoscritta da un certo numero di iscritti.
Inoltre, la competizione elettorale per una serie di scadenze amministrative anche nella nostra Regione, (la principale delle quali è il Comune di Gorizia) ci richiede sin da ora uno sforzo non indifferente per affermare o riconfermare la maggioranza di centro sinistra nei rispettivi Comuni.
Ma se vogliamo riprendere il senso di una partecipazione critica al progetto del partito che ridia significato al confronto politico per mandare qualche segnale di speranza in più, e di futuro per il quale valga la pena battersi, bisogna anche che ci abituiamo a misurarci sui grandi temi che segnano il momento che stiamo attraversando, ma che – per essere tali – devono poter essere avvertiti da una popolazione ormai coinvolta non dal pensiero di un passato sempre più remoto, ma impaurita dai problemi del presente e dalla assenza di prospettive rassicuranti, a partire da quelli del lavoro che manca sempre più e che fa della occupazione giovanile la vera emergenza da affrontare e risolvere.
A questo proposito, qualche giorno fa su L’Unità sono apparsi due interessanti riflessioni, che mi sento di riproporvi molto sinteticamente. La prima è di Alfredo Reichlin alla quale ha risposto, qualche giorno dopo Pierluigi Castagnetti, allargandone il contenuto. Secondo Reichlin, il successo di Monti (che registra il 60% di gradimento degli elettori contro il 3,5% riservato ai partiti: elemento questo che dovrebbe interessarci molto di più delle tante rissose e insopportabili manifestazioni spesso individuali di distinguo tutte interne al nostra partito – n.d.r.), il successo di Monti, dice Reichlin è la prova che “il Paese, nella sua intelligenza istintiva, chiede di muoversi in una direzione nuova e costruttiva, rispetto alle modalità tradizionali della politica”. Come? “Lo dico con grande amarezza, osservando ciò che accade, ma c’è solo una grande distanza dai problemi veri della società e dei cittadini.” “E’ la realtà delle cose che potrebbe restituire ai partiti e alla politica, il loro ruolo insostituibile, che è quello di riformare la società italiana, non solo dall’alto, come i tecnocrati, ma entrando nelle sue fibre e nelle coscienze delle persone”. La riflessione di Castagnetti si concentra specificatamente sulla presenza Europea del partito, ma affrontando i temi enunciati da Reichlin, anch’egli afferma che al momento del confronto elettorale, chiusa l’esperienza del governo dei tecnici, si riproporrà in termini drammatici una “riflessione sui partiti di questo mondo”. Evidenziando il carattere epocale e mondiale della crisi che stiamo attraversando, Castagnetti introduce interrogativi di grande provocazione culturale e politica chiedendosi quale sia “il rapporto “tra finanza e politica, tra un’Europa importante, le sfide delle regole che non ci sono e un controllo inefficace”. Ecco perché dicevo prima che alla fine del Governo Monti ci troveremo di fronte a profondi mutamenti e dovremo essere in grado di riprendere in mano la nostra progettualità politica, non da dove l’abbiamo lasciata noi, ma da dove la lascerà lui, perché sarà su questo che ci misureranno i cittadini per decidere se darci o meno il loro voto. Lo stesso concetto di appartenenza alla destra e alla sinistra politica dovrà essere radicalmente rivisitato e riempito di contenuti nuovi dettati dai mutamenti epocali in atto.
Interessanti le conclusioni alle quali arriva Reichlin proprio in riferimento al ruolo del PD: un partito “democratico, non moderato, sul quale non si deve scherzare troppo che sarà sicuramente pieno di difetti, ma che rimane la sola struttura capace di tenere insieme le forze progressiste del nostro Paese”. Proprio per questo, secondo Castagnetti, la stessa vittoria di Doria a Genova, non si misura sull’essere vincente quella candidatura perché collocata più a sinistra, quanto piuttosto perché è “altro”.
Si tratta di considerazioni solo rubate molto confusamente, ma che dicono comunque come anche di fronte al percorso che ci separa dalla scadenze delle regionali, invece di soffermarci a vanvera su possibili candidature di tutti i generi, sarebbe importante che ci adoperassimo seriamente per rispondere a quanto ci viene richiesto, che sono domande di senso politico e di strategie di sviluppo, incominciando dalle scadenze impegnative che oltre alle prossime amministrative, dobbiamo affrontare.
Scadenze tra le quali emerge per l’importanza contenutistica che assume, quella della Conferenza Programmatica del partito sulla quale si soffermerà più diffusamente il coordinatore Enzo Martines e la stessa segretaria nella sua relazione. Di questa mi preme sottolinearne il carattere progettuale che la conferenza riveste proprio in vista della verifica elettorale del 2013 ma anche per sollecitare tutti non solo alla partecipazione agli appuntamenti previsti, ma anche al contributo che ciascuno può dare in ragione delle specifiche competenze, per raggiungere un migliore esito del documento finale che peraltro, a mio parere, sarà necessario – proprio per il suo carattere contenutistico – confrontare anche con esperti competenti vicini al partito per confermarne il valore strategico.
Ma non posso non chiudere questa breve introduzione, senza richiamare l’importanza della prossima visita del segretario nazionale Pierluigi Bersani sabato 25 febbraio p.v. in Regione. Un appuntamento questo importante non solo per Gorizia dove si svolgerà proprio in considerazione della delicata sfida che riveste la prossima elezione del Sindaco in quella città, ma molto puntuale anche rispetto al percorso di avvicinamento alla scadenze elettorale regionale del 2013.
Proprio per questo siamo invitati, come ha fatto la Direzione Regionale di sabato scorso, a concentrarci sulle vicende politiche che ci interessano, piuttosto che prestarci a strumentalizzazioni esterne su candidature e alleanze che non aiutano il partito in questa fase così delicata del nostro Paese. Tra la gravissima situazione economico finanziaria, la difficoltà di comunicare il lavoro che il partito fa per rendere più equi i provvedimenti del Governo, gli attacchi dei nemici di sempre, ai quali si aggiungono anche quelli di qualche alleato che semplicemente vogliono speculare a proprio vantaggio sul disagio che questa stagione riserva inevitabilmente al PD: tra tutto questo, dobbiamo avere la saggezza di non farci del male con iniziative che comunque vengono vissute con grande imbarazzo dal nostro elettorato più vicino.
Mi auguro che sin dall’assemblea di oggi sappiamo intervenire nel dibattito con questo spirito costruttivo indispensabile anche per ridare fiducia al nostro lavoro e all’impegno dei nostri iscritti.

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