Amministrative 2012: l’analisi del voto di Debora Serracchiani
Se allarghiamo l’analisi a tutti i comuni con più di 15000 abitanti che hanno rinnovato la loro amministrazione lo scenario non cambia di molto e, se possibile, diventa più positivo: su 177 comuni 92 hanno visto la vittoria del centrosinistra e del PD.
Un’affermazione notevole se si pensa che cinque anni fa partivamo da 45 amministrazioni. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, nei 18 comuni sopra i 1500 abitanti, prima delle elezioni sei amministrazioni erano di centrosinistra e dodici di centrodestra, mentre dopo le elezioni di quest’anno undici vanno al centrosinistra, sette restano al centrodestra. Un rapporto che ribaltiamo anche grazie al lavoro di candidati giovani.
Ma non ci sono solo luci nel nuovo panorama politico che si è configurato questa settimana. I dati sull’affluenza e un’analisi più approfondita dei flussi elettorali presentano motivi di preoccupazione sia per il Partito Democratico sia, più in generale, per chi ha a cuore lo stato di salute della democrazia.
La disaffezione e la sfiducia che si traducono nell’astensione ha definitivamente aggredito anche il livello amministrativo, proprio là dove finora si era mantenuto un legame virtuoso in virtù di un contatto molto diretto con il cittadino-elettore.
Non sarebbe corretto associare a questo fenomeno il positivo risultato di movimenti, in particolare il 5 Stelle, che sono stati frettolosamente etichettati come “anti-politica” mentre hanno invece dimostrato di fare ed essere politica, rivelandosi capaci di attirare al voto molti delusi. Probabilmente si dovrà attendere un po’ per distinguere gli slogan populisti e demagogici del leader dall’operato concreto degli amministratori espressi dal movimento 5 Stelle: per quanto riguarda l’esperienza in regione, ad esempio, i “grillini” eletti al comune di Trieste portano un contributo concreto e propositivo al dibattito cittadino.
Il Pdl e la Lega Nord, i due assi portanti del centrodestra, vengono abbandonati dal loro elettorato e sembrano in fase di dissolvimento anche in aree storicamente molto presidiate del nord. Così, consegnano al centrosinistra la guida di roccaforti del forzaleghismo quali Asti, Alessandria, Monza e Como.
In questo panorama in cui la politica “tradizionale” viene travolta il Partito Democratico resiste mantenendo, in gran parte, il suo zoccolo duro ma mostrando alcuni innegabili segni di cedimento, specie dove non riesce a dare realmente corpo e rappresentanza a quella richiesta di discontinuità e cambiamento che viene dai territori.
L’errore più grave che possiamo commettere nel percorso di avvicinamento al 2013 è proprio quello di adagiarci sugli allori di questa vittoria. E’ il momento di completare il percorso delle riforme iniziato in Parlamento (riduzione dei parlamentari, riduzione del finanziamento ai partiti, nuova legge elettorale) e di dare corpo al rinnovamento della politica e della sua classe dirigente, quale unico antidoto all’emergere di forze populiste che possono essere sì uno stimolo al ricambio ma anche una pericolosa anticamera ad avventure cavalcate da chi pensasse di approfittare del vuoto. Anche in Regione, perciò, bisogna vigilare. Possiamo infatti aspettarci l’implosione della maggioranza che regge Tondo, ma non dobbiamo dare assolutamente per scontato che, se non ci metteremo un grande impegno, saremo noi a godere il frutto di questa caduta.