26 Maggio 2012

Pd: Fvg; Serracchiani, restituire credibilità alla politica


Dopo aver ricordato che “uno degli impegni in cui ho profuso le mie energie è stato quello di contribuire a restituire alla politica una dignità e una credibilità che, nel tempo, si è deteriorata agli occhi dei cittadini, ripristinando lo spirito di servizio”, Serracchiani scrive che “i problemi di oggi sono sicuramente responsabilità di una classe dirigente spesso stanca e ripiegata su se stessa, ma anche di un sistema burocratico e legislativo rimasto ancorato a schemi usurati. Riformare la macchina statale e quella regionale è una priorità, perché così è possibile ottenere maggiore efficienza ad un minor costo. Ma per riuscire in un’operazione così complessa – spiega – si deve partire dai meccanismi decisionali della politica stessa, che può mettersi alla guida del processo di cambiamento in un modo solo: dando l’esempio”.
“Le indennità corrisposte ai componenti le assemblee legislative – prosegue – hanno perso la funzione per cui furono istituite: dobbiamo ripartire da quelle funzioni per riformarle, consapevoli che un taglio netto del 30% associato ad una maggiore trasparenza delle modalità di erogazione degli altri benefit non è solo possibile ma doveroso, e per tutti i livelli istituzionali”. A proposito dei consigli regionali i cui “privilegi e sprechi danneggiano l’immagine generale della politica”, Serracchiani scrive che “occorre una drastica riduzione delle spese di funzionamento e una maggiore trasparenza nella gestione del denaro pubblico”. Quanto al “nodo cruciale dei vitalizi”, Serracchiani sottolinea che “è stato affrontato più volte negli organi del nostro partito, il quale ha dato tempestivamente indicazioni assai precise al gruppo: purtroppo non abbiamo ottenuto i risultati che era giusto attenderci, e su cui le nuove generazioni di democratici chiedono di premere l’acceleratore”.
L’europarlamentare dà infine “un’indicazione politica: nessuna riforma sarà mai sufficiente agli occhi di un’opinione pubblica esasperata se non sarà accompagnata da un cospicuo ricambio della classe politica. E’ improbabile che chi da venti anni propone riforme senza essere stato in grado di realizzarle possa sperare di essere ancora credibile, perciò – conclude – fissare un limite ai mandati è una scelta indispensabile”.

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