La terza corsia e il ruolo del Friuli (di Renzo Travanut)
Ritengo infatti normale e utile che ognuno si assuma le proprie responsabilità, a iniziare dai partiti politici per finire con le associazioni imprenditoriali, sindacali e professionali. E se le cose stanno così, qualcuno è più responsabile di altri.
L’attribuzione della responsabilità è un’operazione utile perché potrebbe, fra l’altro, innescare un confronto pubblico sul futuro della regione, confronto essenziale per la costruzione di una prospettiva comunitaria. Infatti se ognuno gioca per sé non si costruisce nulla e forse solo alcuni si salveranno dalla crisi che ci attanaglia.
Per aprire un “confronto unitario” sul nostro futuro non serve tornare al 1976, suggestione improponibile in tempi politici e culturali così diversi, quanto piuttosto iniziare a riconoscere che la classe dirigente regionale in senso lato rimane troppo ancorata a vecchi schemi e miti, compreso quello del 1976, dimostrandosi non all’altezza di dare un futuro a questa regione.
Un punto in comune nella politica regionale c’è e lo segnala lo stesso Ceccarelli: è la concezione del Friuli Venezia Giulia come piattaforma logistica, che si traduce nella necessità di grandi infrastrutture “qui ed ora”.
E qui purtroppo è condivisibile anche il giudizio sul progetto Unicredit – Maersk la cui compromissione ci ha tolto un pezzo di futuro. Di questo fatto gravissimo porta la responsabilità la maggioranza che governa il Friuli Venezia Giulia e che deve soggiacere alle sue divisioni politiche, personali, territoriali e di potere. E se queste divisioni prevalgono, minando l’autorevolezza di chi rappresenta questa Regione, è inutile lamentarsi della non vicinanza dello Stato perché il primo obiettivo di una forza di Governo regionale è quello di dimostrare che le opere che si intendono realizzare servono sì alla Regione, ma sono anche opere strategiche per lo Stato e per una parte d’Europa.
Questo atteggiamento di umiltà è mancato e ha lasciato spazio ad un malinteso atteggiamento da “fasin di bessoi” che, accecando la mente di qualcuno, ha portato ad una serie di altri errori come la cessione al Governo di 370 milioni in cambio di nulla. Guidato da questa impostazione il governatore ha lottato per farsi nominare commissario.
La mancata valutazione dei costi per la comunità regionale, anche dopo la restrizione delle linee di credito, ci ha portato alla drammatica situazione attuale, nonostante le sollecitazioni e i richiami più volte proposti dal Partito Democratico. In questo gioco d’azzardo Tondo e la sua giunta hanno impegnato il nostro futuro e ora non sanno come uscirne.
Il prestigio e l’autorevolezza del Friuli Venezia Giulia, accumulato in alcuni decenni e soprattutto nella ricostruzione, esce oggi indebolito da queste vicende a cui dobbiamo associare la continua resa di Tondo alle pretese ideologiche della Lega Nord, così estranee alle tradizioni e alla cultura della comunità regionale.
Siamo ad un passaggio difficile che va affrontato con nuova saggezza, riaprendo un dialogo con il Governo, confrontandoci con quanti lo sostengono e con tutto lo schieramento politico e sociale: in sostanza serve uno sforzo comune. Noi ci assumiamo la nostra responsabilità e faremo la nostra parte, ma ognuno deve fare la sua con lealtà e spirito costruttivo.
Renzo Travanut
Coordinatore della segreteria regionale del Pd Fvg