Il piano del Pd per la terza corsia dell’A4
“Domani in Aula – ha detto Rosato – inizierà la discussione sul Decreto Protezione Civile che esauriremo sicuramente questa settimana e pare che, tra gli altri temi, il Pdl voglia presentare un emendamento in cui inserire una proroga ad hoc per il commissario dell’autostrada A4. Non voteremo questo emendamento, che non è condiviso con il Pd e dunque non potrà essere condiviso neppure dal Governo, perchè – ha spiegato – esula dalle regole che ci siamo dati”.
Serracchiani ha puntualizzato che il Pd “vuole che la terza corsia venga realizzata ma non vuole condizionarla all’esistenza di un commissario che non è servito, dal momento che i tempi si sono straordinariamente allungati e perchè non sono stati neppure contenuti i costi. Eliminare i commissariamenti è una direttiva nazionale – ha concluso – dunque non capiamo come mai in questo caso dovrebbe esserci una proroga, visti anche gli esiti così nefasti”.
Rivedere le priorità nelle infrastrutture, rimodulare i lotti della terza corsia autostradale, chiedere i soldi a Roma e all’Europa per evitare che l’opera gravi interamente sul bilancio regionale. Sono questi alcuni dei contenuti del “piano B” del Pd per la realizzazione della terza corsia della A4 Venezia-Trieste, sintetizzati dal capogruppo consiliare, Gianfranco Moretton.
“Se si fa la terza corsia contando sulla copertura data dal raddoppio dei pedaggi, non si può fare la Cimpello-Sequals – ha spiegato Moretton – visto che sappiamo che toglierà utenti alla stessa A4”.
Anche secondo la segretaria regionale del Pd, Debora Serracchiani, “occorre rimodulare i lotti, alcuni dei quali molto grandi, e gli appalti. Noi pensiamo a dei lotti più piccoli e soprattutto vogliamo che Tondo vada a Roma e in Europa a pretendere soldi e garanzie. Abbiamo già perso il superporto Trieste-Monfalcone e la terza corsia è gravemente pregiudicata: evidentemente quella che doveva essere la legislatura delle infrastrutture – ha commentato – è invece un fallimento completo”.
Moretton ha chiarito che “i 150 milioni di garanzia previsti nel cosiddetto “emendamento Savino” coprirebbero solo l’esubero di spesa per la realizzazione dell’opera e non sarebbero comunque sufficienti. La garanzia sul mutuo da due miliardi che la Regione deve accendere – ha poi precisato – è data dal patrimonio di Autovie Venete, il cui business plan prevede però perdite tra i 30 e i 70 milioni da qui al 2017. Dunque Autovie dovrà ricapitalizzare, con gravi danni anche per la finanziaria regionale Friulia, che non potrà contare sugli utili della concessionaria, direttamente incamerati dalle banche. Il risultato – ha concluso – è un gravissimo corto circuito per le finanze di questa regione, con rischi per tutte le altre opere in cantiere”.