27 Novembre 2012

«Cultura, con questa giunta abbiamo perso 5 anni»

È un modello che si è sviluppato progressivamente assieme agli operatori, i quali hanno raggiunto punte di eccellenza a livello nazionale e oltre, e assieme al pubblico, che si è raffinato e ha risposto affollando le iniziative proposte. Le stagioni teatrali, musicali, i festival cinematografici di eccellenza, i festival di letteratura e storia, le mediateche, le università e i conservatori, le milleduecento persone che stabilmente lavorano nel settore sono una ricchezza che è esito della capacità e dell’ingegno della nostra gente, ma anche di una politica regionale che aveva saputo accompagnare una vocazione e favorire uno straordinario sviluppo.

 

Sviluppo che altrove, nelle regioni a Statuto ordinario, pesa principalmente su Comuni e Province e già questa semplice valutazione spiega da sola perché la Regione Friuli Venezia Giulia appaia più generosa delle altre. Ma bastano i dati integrati con gli enti locali per vedere che qui si era speso bene. Certo, si sono create patologie alla ricerca del consenso diretto di beneficiati. Tali patologie si sono aggravate in questi ultimi anni, e la causa va cercata nell’incapacità e nel disinteresse dell’attuale amministrazione di centrodestra. Abbiamo perduto cinque anni. La legge sul cinema, con il finale tra tragico e farsesco della Film Commission, è stata cancellata perché non controllabile dalla Giunta. Non si è voluta regolamentare e applicare la legge 5/2008 sullo spettacolo dal vivo: legge attualissima e partecipata. I tagli alla cultura e la proposta di legge della giunta Tondo hanno implicazioni perfino più deteriori dei loro stessi contenuti. Rappresentano la resa di un’amministrazione regionale che ha smarrito qualsiasi orizzonte e fotografano un’istituzione che si avvia a perdere la propria funzione storica e la propria specialità. Perché il sistema culturale regionale è una risorsa strategica dell’attrattività del nostro territorio, un asset prezioso, che in questo momento di crisi si pensa di distruggere. Come? Mettendo a repentaglio la dozzina di milioni di euro che arrivano dal Fondo Unico per lo spettacolo del Ministero, le decine di milioni dell’indotto, la qualità di vita della popolazione, le capacità specialistiche dei lavoratori. Si interrompe una consuetudine sociale che le nostre comunità hanno conquistato. Le stagioni di teatro, vive anche nei piccoli comuni, i festival, gli incontri, non sono un lusso improduttivo, sono un vanto e una risorsa inalienabile della nostra regione, un’alternativa a modelli di vita effimeri e illusori. Allora, nella finanziaria si devono trovare subito più risorse, cercandole tra capitoli con poca capacità di spesa o tra gli investimenti mai fatti, e non a scapito di altre attività produttive, per non compromettere in modo irreparabile un sistema. Quanto al rinvio all’assestamento di bilancio, vorrei dire al presidente Tondo e al suo assessore di non preoccuparsene troppo. Saremo noi a dare le risposte necessarie, nella consapevolezza del momento difficile ma chiamando tutti i protagonisti a sacrifici sostenibili, a sinergie e aggregazioni serie e utili. Al settore culturale noi chiederemo di più, più capacità, più fatica, più fantasia, più etica, più innovazione, ma non chiederemo mai di chiudere, di tagliare, di spegnere. Sapremo, nel rispetto e nella gratitudine per gli operatori e per il pubblico, trovare il modo di coniugare lo sviluppo del sistema alle risorse reperibili. Abbiamo le idee, la volontà e le persone in grado di farlo. 
(Il Messaggero Veneto, 25 novembre 2012)

 

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