21 Febbraio 2013

Rinegoziare il patto di stabilità per far ripartire l’economia

Superare l’attuale patto di stabilità per togliere Comuni, professionisti e imprese dall’attuale impasse che blocca le opere e congela i pagamenti, con danni sia pubblici che privati. La soluzione della candidata alla presidenza della Regione FVG Debora Serracchiani si declina in sette punti.
  • rinegoziare subito con lo Stato, entro il 31 marzo, le regole che riguardano il bilancio regionale, per esercitare l’autonomia in materia di finanza locale
  • portare l’onere regionale del rispetto del patto dagli attuali 90 milioni a 115-130;
  • verificare ente per ente i criteri di riparto;
  • privilegiare i pagamenti per opere in corso;
  • imputare i nuovi trasferimenti in conto capitale verso i Comuni ai pagamenti dovuti da questi ai fornitori;
  • definire un accordo tra le direzioni regionali;
  • individuare obiettivi e criteri per consentire una programmazione annuale
“È necessario un ripensamento a livello nazionale, per attenuare gli effetti su alcune opere considerate strategiche, come edilizia scolastica, salvaguardia idrogeologica, manutenzioni – spiega Serracchaini – Ma noi vogliamo anche un nuovo accordo del Friuli Venezia Giulia con il Governo”. Rinegoziare il patto di stabilità per far ripartire l’economia Un’azione a livello nazionale, appena si sarà insediato il nuovo Governo, e più azioni a livello regionale, possibili sin da subito. Entro questa cornice ieri a Pasian di Prato il segretario regionale del Pd e candidato alla presidenza della Regione, Debora Serracchiani, ha sviluppato la sua soluzione al problema del Patto di stabilità con cui si stanno confrontando i Comuni e Province. Questi, nella sostanza, non possono investire anche se hanno soldi in cassa e addirittura non possono pagare stati di avanzamenti di opere pubbliche o lavori già eseguiti. Un appuntamento cui erano presenti i sindaci di Udine, Trieste e Pordenone, i presidenti delle Province di Trieste e Gorizia e il presidente dell’Anci, Mario Pezzetta. «Appena si insedia il nuovo Governo chiederemo di ridiscutere il patto Tremonti-Tondo perché è lì che è stato introdotto il Patto di stabilità con saldo di competenza mista anche per la nostra regione – ha spiegato Serracchiani -, un sistema incompatibile con la modalità di trasferimento dei contributi regionali pluriennali in conto interessi, poiché difficilmente vi può essere coincidenza tra incasso e spesa». Se questo è ciò che può essere fatto in prospettiva e che in caso di vittoria del Pd a Trieste e a Roma Serracchiani e Bersani si sono impegnati a fare con il patto sottoscritto di recente, secondo la candidata presidente vi sono alcune azioni che la Regione può e deve fare subito. «Rinegoziare entro il 31 marzo le regole del Patto di stabilità che riguardano la Regione; accollarsi come amministrazione regionale non 90 ma tra i 115 e i 130 milioni del Patto di stabilità 2013, sui 198 complessivi – ha elencato -; effettuare una ricognizione puntuale della situazione di ogni Comune; definire i criteri di riparto della compartecipazione verticale (cioè i 115-130 milioni), tenendo conto dei cantieri in corso e di dare stesse opportunità a Comuni grandi e piccoli». Contemporaneamente, ha proseguito Serracchiani, «già ora sarebbe possibile coordinare i trasferimenti in conto interessi affinché ci sia coincidenza tra incasso e spesa e fissare gli obiettivi per i prossimi anni, affinché gli enti locali possano organizzarsi». In prospettiva, ha concluso, «in Regione va rivisto il sistema di finanziamento delle opere nel senso di trasferimenti in conto capitale e questi debbono avvenire per aree di territorio omogenee e su piani strategici integrati». (articolo di Antonella Lanfrit su “Il Gazzettino” del 20 febbraio 2013)
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