21 Giugno 2018

Fedriga ridiscuta il patto Tremonti-Tondo

Regione in completo allineamento con il Governo Salvini

Renzo Tondo, Gianni Letta, Roberto Calderoli, Sandra Savino e Giulio Tremonti (Foto RAFVG)

Il presidente Fedriga vuole farsi chiamare “governatore”, come Zaia. Un appellativo che non si trova nello Statuto e che viene quindi usato a sproposito anche nelle comunicazioni ufficiali. Ma i leghisti lo amano tanto, forse hanno la sensazione di essere più potenti, più autonomi. In realtà potrebbero anche farsi chiamare “conte” o “vicere”, ma sempre sono in riga agli ordini di capitan Salvini. Ecco le prove…

Autonomia e rapporti con lo Stato

Ieri il presidente Fedriga è tornato a parlare di autonomia e di rapporti con lo Stato, e si è nuovamente lamentato che ci sono 920 milioni in meno di trasferimenti dallo Stato alla Regione. Già parlare di “trasferimenti” è sbagliato. Comunque, ciò che regolarmente Fedriga non ricorda è il numero 370, cioè i milioni che la giunta Tondo, firmando un patto con il governo Berlusconi, si è impegnata a versare ogni anno e per sempre allo Stato: quello è il proiettile letale nel cuore del bilancio regionale, assieme alla competenza totale sulla sanità. E altrettanto regolarmente Fedriga non ricorda che un accordo firmato dalla presidente Serracchiani con il ministro Padoan alleggerisce di 120 milioni, per il 2018 e il 2019, il peso delle minori risorse. Per tacere di qualche suo assessore che addirittura dice che sono stati spesi male, ma il prossimo anno li avrà per fare il bilancio. Cominci allora Fedriga il giro dei ministeri, dagli Affari regionali fino al ministro Tria, e a lui dica che non vogliamo patire gli effetti della flat tax, e che vogliamo più compartecipazioni per riuscire a pagarci la sanità, e qualcosa in più ancora per la scuola, i beni culturali e le camere di commercio. L’Autonomia non è proprietà privata della Lega, né di altri.

Censimenti etnici

Anche sulla questione censimenti Fedriga ha ripetuto il verbo del Capo. Per lui “non c’è nulla di straordinario” a schedare i cittadini italiani su base etnica. Perché, al di là delle cortine fumogene , delle chiacchiere sui bambini “trattati come topi” che Salvini ripete in tv in queste ore, la proposta è esattamente questa: creare un elenco di persone, tra cui italiani, che appartengono a un gruppo etnico-linguistico. Così salta il principio della responsabilità personale: prima sei individuato come rom, poi sei tutto il resto. Questo serve a fare maggiore sicurezza? Naturalmente no, perché le questure, i comuni, conoscono la dislocazione e la consistenza dei campi e dei gruppi. Serve mettere il marchio “rom” su un genitore per obbligarlo a mandare i figli a scuola? Ovviamente no. Serve che il ministro dell’Interno faccia rispettare le leggi, che ci sono.

Hot spot in Friuli Venezia Giulia

Allineamento completo di Fedriga con Salvini sui migranti, com’era inevitabile. Quando Minniti ha proposto un paio di piccole strutture in ogni regione, ciascuna con un centinaio di persone da rimpatriare, Zaia e gli amministratori della Lega sono insorti, ora i problemi sono svaniti. Torniamo a chiedere al presidente della regione a proposito di questi hot spot in cui saranno rinchiusi i migranti: dove saranno collocati in regione, quanti saranno, quanti “detenuti” conterranno, da quante forze di polizia saranno vigilati? E soprattutto, in base a quale legge saranno incarcerati uomini, donne e bambini che, fino a prova contraria, non hanno commesso alcun reato. A meno di non introdurre la possibilità di incarcerare migliaia di persone per mesi, in base a una presunzione di reato. Prove tecniche di regime.

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