4 Febbraio 2019

Porzus: riconciliazione è opera quotidiana

Shaurli: sangue versato non si supera ma insegna tolleranza

Pascolat, si giunga a memoria condivisa

 “La riconciliazione autentica non è il fatto di un momento, un episodio isolato, ma l’opera quotidiana di una comunità che, riconosciuti contesto storico, divisioni e responsabilità, ritrova le ragioni più profonde del lavorare assieme, onorare le vittime e guardare al futuro. Il sangue di Porzus ha intriso la nostra terra, non si supera o dimentica ma ci da un grande insegnamento: guai a noi se torneremo a scavare tra le genti il solco delle ideologie, delle intolleranze, delle appartenenze etniche e nazionalistiche“. È la riflessione del segretario regionale del Pd Fvg Cristiano Shaurli, oggi a Faedis e Canebola (Udine) in occasione della commemorazione del 74/mo anniversario dell’eccidio delle malghe di Porzus organizzata dall’Associazione Partigiani Osoppo. Shaurli, che da sindaco del comune di Faedis aveva accolto nel 2012 il presidente Napolitano nella sua storica visita ai luoghi della strage, ha ricordato che “le tragedie del confine orientale devono diventare sempre più un patrimonio non di una parte ma dell’intera coscienza nazionale“.  “Sono orgoglioso – ha aggiunto – di aver accompagnato i primi esponenti di sinistra a commemorare giustamente il luogo dell’eccidio dove morirono i partigiani osovani, e del riconoscimento a monumento nazionale delle malghe, che ora possono e devono essere pienamente custodite e valorizzare”.

Pascolat: sono pagine nere della nostra storia

“È giusto che sulla tragica storia del confine orientale si giunga ad una memoria condivisa”. È l’auspicio del segretario provinciale del Pd di Udine Roberto Pascolat, che oggi è stato a Faedis e Canebola (Udine) per le cerimonie del 74/mo anniversario dell’eccidio delle malghe di Porzus.  Per l’esponente dem “l’assurdo odio tra le diverse nazionalità, soprattutto quando fu strumentalizzato dalle diverse ideologie del secolo scorso, arrecò alle genti di queste terre, friulani, giuliani, istriani, sloveni, croati, dalmati immensi dolori e ferite non ancora rimarginate”. Perciò “giungere a una memoria condivisa significa anche affrontare la verità e i fatti certi e valutare le ricostruzioni storiche con laicità e senza pregiudizi: ci vuole onestà intellettuale da parte di tutti“.  Precisando che “bisogna evitare di fare esercizi di contabilità finalizzati a dimostrare chi ha subito più lutti, oppure operare rimozioni storiche sulla base della rivendicazione dei torti subiti in precedenza”, Pascolat indica quelle vicende come “pagine nere della nostra storia”.  L’esponente dem esprime la convinzione di dover “guardare alla prospettiva di un’Europa dei popoli che convivono in pace e in armonia, perché siamo tutti uomini e donne di questo continente e siamo tutti figli della sua storia. A pensare il contrario – conclude – proprio quei crimini ci insegnano dove si rischia di finire”. 
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