3 Aprile 2020

Il bicchiere mezzo pieno

di Salvatore Spitaleri

Siamo tutti particolarmente lieti che l’accordo tra Azienda Sanitaria Friuli Centrale e Casa di cura Città di Udine, per l’allestimento di un reparto di medicina, si sia messo sulla giusta carreggiata.

Stamattina, l’annuncio a mezzo stampa ci ha consentito di guardare, senza dubbio, al bicchiere mezzo pieno, dopo il ferocissimo scontro tra il Direttore dell’Azienda Braganti e l’Amministratore della Casa di Cura Riccobon, alle dure parole dell’Assessore Regionale alla Salute, fin a turbare il buon ritiro di Fontanini.

Dicevamo il bicchiere è solo mezzo pieno, perché vi è un dato da cui, nell’euforia, non si può sfuggire e riguarda il come si è arrivati a quell’accordo, in un momento drammatico per la salute, di grossissimo stress per le strutture sanitarie pubbliche e di fortissima preoccupazione dei cittadini.

Se, da un lato, va ribadito con ogni chiarezza possibile che anche il sistema della sanità privata o convenzionata ora deve restituire, in termini di collaborazione, qualcosa alla pubblica utilità, mettendosi a disposizione completa e, al netto del ristoro dei costi, gratuita, anche in ragione di quanto il pubblico ha, negli anni, elargito, è evidente che è apparsa in tutta la sua drammaticità una incapacità del decisore pubblico ad interloquire, accompagnare, gestire e forse anche programmare nell’emergenza.

Molte sono le domande che si affollano: perché tempi tanto lunghi (si dice di una discussione di almeno 15 giorni con silenzi e omissioni), perché tanta durezza nelle posizioni di scontro (emerge, nel non detto, il sospetto che reciprocamente qualcuno sia stato almeno disattento e qualcuno abbia tentato di lucrare), perché una sottostima così grave di quella che appariva e appare una evidente necessità ed al contempo un’utile soluzione per l’Ospedale di Udine?

Non è tempo di dietrologie, né di immaginari scenari, ma il tema della trasparenza e della condivisione di tutta la vicenda #covid, da parte delle autorità sanitarie locali e regionali, è centrale: nessuno pensi che le ferite che il sistema si è inferto, con questo scontro, si rimargino in un secondo e che il mito dell’uomo solo al comando sia la risposta a questa emergenza. Un uomo o donna che sia solo o sola al comando, non ha il tempo, la lucidità, la competenza, la visione utile e necessaria.

Allora, torna la logica del bicchiere mezzo pieno, e confidiamo che dal brutale e brutto scontro che abbiano vissuto sulla pelle della salute pubblica e del lavoro di molti preziosi operatori, tornino ad essere prevalenti competenza e condivisione, perché abbiano inteso la necessità di un cambio di modello di relazioni, di processi e di decisioni.

In primo piano