19 Aprile 2023

Udine al centro del sistema-Friuli

INTERVISTA DEL MESSAGGERO VENETO A SERRACCHIANI DOPO LA VITTORIA DI DE TONI

Udine è tornata al centrosinistra, quanto importante è questa vittoria per il centrosinistra?

Era la vittoria che ci voleva. E’ la prova tangibile che il dominio della destra in questa regione non è inevitabile e che se ci mettiamo testa e cuore si può invertire una tendenza che dura da troppo.

L’eco di questo risultato è arrivato anche a Roma, Udine è un laboratorio politico?

Spero che Udine sia la prima di una serie positiva. A maggio ci aspetta una tornata di amministrative in quasi ottocento Comuni, con il Pd e tutto il centrosinistra chiamati a una grande prova. Udine può essere apripista.

La presenza della neo segretaria Schlein ha contribuito alla vittoria?

Senz’altro Elly Schlein ha dato entusiasmo e fiducia a candidati e militanti, magari a chi era in disparte da tempo. Ovviamente poi ogni città ha dinamiche sociali e territoriali che seguono logiche proprie.

Lei ha sempre sostenuto la candidatura di De Toni, cosa l’ha convinta a farlo?

Le caratteristiche del candidato mi sono parse quelle giuste per raccogliere il consenso più largo possibile. Il profilo civico, le competenze, un piglio vivace e operativo lo hanno reso ogni giorno più in sintonia con la città. Ma accanto al candidato va dato merito a una squadra in cui ognuno ha fatto la sua parte, a cominciare da dirigenti, candidati e militanti del Pd.

La vittoria di De Toni si trasformerà davvero in una ripartenza per il centrosinistra?

Solo se il centrosinistra, in regione e nei territori, capirà che non deve rassegnarsi a spartirsi i resti della minoranza ma deve nel suo complesso allargare il bacino del consenso. Bisogna riprendere a presidiare spazi sociali, culturali, economici, uscire dalle zone rassicuranti della sinistra e ricominciare dialogo e tessitura.

La coalizione allargata al M5s, a quel che resta del terzo polo e ai movimenti civici è esportabile?

E’ esportabile il metodo, il ruolo avuto dal Pd, che ha assolto in pieno alla sua funzione strategica di costruttore di una coalizione allargata. Ma il punto discriminante e vincente è che non abbiamo solo fatto alleanze astratte ma le abbiamo fondate sulla condivisione di punti programmatici.

Il centrodestra come lascia Udine?

Non sono felice di dire che il centrodestra ha quasi spento una città che deve avere ambizioni di capoluogo e che invece è stata come incapsulata. Spero che i ministri del Governo Meloni venuti a Udine in campagna elettorale si ricorderanno delle loro promesse anche con De Toni sindaco.

Teme che il governo regionale di centrodestra possa penalizzare la futura amministrazione comunale di centrosinistra?

Non voglio crederci. De Toni ha dichiarato subito la sua volontà di avere corretti e proficui rapporti istituzionali con Fedriga e il presidente della Regione sarà consapevole che penalizzare Udine significa fare danno a tutto il Friuli Venezia Giulia.

Quali sono le potenzialità del capoluogo friulano?

Da sola è una città di centomila abitanti, ma Udine vive e prospera se costruisce relazioni con il suo territorio e dialoga col mondo. Vedo Udine al centro di un sistema-Friuli che mette il meglio di sé nell’innovazione, vincendo la sfida della transizione industriale ed ecologica. 

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