29 Giugno 2010

MAURIZIO IONICO: i beni demaniali è federalismo?

E’ in atto, in realtà, un’operazione al tempo stesso ambigua e preoccupante che intende al fondo spezzettare la gestione dei “beni pubblici” in mille rivoli e canali facendo venir meno il requisito essenziale dell’”unitarietà” del bene, oppure svincolarli dalla disponibilità pubblica attraverso decisioni ardite o poco trasparenti, fino a privatizzarli destinandoli per una parte, più o meno consistente, al mercato. Questo è il rischio concreto che corrono beni costituiti da patrimoni storici, artistici, architettonici, paesaggistici e ambientali. Si tratta di patrimoni che prima di ogni altra cosa appartengono alle generazioni future e che, spesso, definiscono anche l’identità delle comunità locali e rappresentano un simbolo per i territori. Un patrimonio immenso che è, per definizione, di tutti e che nel corso del tempo moltitudini hanno partecipato a formare e preservare. Le ragioni di una simile scelta risiedono in una cultura che, per la verità, non nasce oggi e propone appunto di “liberarsi” di alcune cose per fare cassa o, quando va bene, per trasferire l’onerosità della loro gestione da un ente a un altro. Con la scusa della crisi economica e della scarsità delle risorse finanziarie pubbliche si insiste, in sostanza, di liberare prima di tutto lo Stato, cioè l’autorità che ha il dovere di assicurare l’integrità dei beni, da quanti più oneri e funzioni possibili e di individuare le migliori forme per la più redditizia valorizzazione. Ma a questo destino non sfuggono le Regioni e Comuni, chiamati prima a sostenere gli oneri di gestione e, poi, a valutare la vendita per introitare nuove risorse tali da sostenere i propri bilanci di fronte alla esiguità dei trasferimenti, in primo luogo attraverso l’utilizzo di procedure di pianificazione e la trasformazione urbanistica. I beni demaniali ritenuti più interessanti quali, ad esempio, le coste, le spiagge, le sponde dei corsi d’acqua fino alle aree e gli edifici storici sono destinati, alla fine, a passare dalla disponibilità pubblica a quella privata. Se il Federalismo avrà questa faccia, se non esisteranno più patrimoni rigorosamente tutelati e beni resi indivisibili e destinati alla completa disponibilità e fruizione di ognuno, allora non si tratta di aria nuova e pulita. Come in altre situazioni, anche questa non ha ampia pubblicità e informazione. Vi sono casi, per fortuna, in cui è in atto un moto di indignazione, come sulla vicenda dell’acqua su cui milioni di cittadini si stanno impegnando al fine di mantenerla al dominio collettivo. I beni comuni rappresentano un nuovo terreno dove misurare la qualità delle decisioni pubbliche e i tratti essenziali del futuro.
In primo piano