5 Maggio 2010

Emergency: quattro grazie

Sapevo che non potevate trovare credibili le accuse di portare morte quando da sempre abbiamo cercato di sconfiggerla nei nostri ospedali e di denunciare chiunque fosse responsabile di questi crimini orribili contro la vita. Lo sapevo ma mai mi sarei immaginato quanto è stato fatto, l’intensità delle vostre iniziative, la fiducia che mai è venuta meno in noi e la passione con la quale ci avete sostenuto. Per tutto questo e per il fatto di credere nella possibilità di un mondo meno meschino, vi ringrazio. Vorrei farlo di persona e vorrei abbracciarvi uno ad uno: ci sarà tempo di farlo nel futuro perché le cose da fare insieme sono ancora tante e 9 giorni di galera non ci fermano di certo
Un abbraccio
Marco

Ciao. Quelli che abbiamo passato, insieme, sono stati momenti davvero intensi. Il giorno dell’arresto, già sul pick up che ci portava alla prigione, vi ho sentiti tutti con noi. Tutti. E soprattutto nei momenti di maggior fragilità, davanti ad una porta che era il confine del nostro mondo, ridotto d’improvviso a 4 metri per 2, eravate tutti con noi. Vi ho visto a turno andare a consolare prima Marco poi Matteo e poi me. Vi ho visto mentre ci accompagnavate agli interrogatori, sempre seduti vicini a noi. Vi ho visto seduti in terra con noi, a raccontarci di questa giovane e straordinaria organizzazione. Avete condiviso con me il cibo che ci davano, buono o cattivo che fosse. A bere l’acqua facevamo a turno, perché tutti ne avessero almeno un sorso. Vi siete messi la stessa divisa, e ne abbiamo riso. Ci siamo fumati interminabili sigarette, chiusi là dentro ma liberi. E prima ancora abbiamo insieme raccontato la guerra, quella vera. Insieme abbiamo curato le ferite della gente innocente che può solo subire, questa tragedia. Insieme poi siamo stati trasferiti a Kabul, lasciando il cuore nel nostro ospedale di Lash. Ed ancora insieme abbiamo conosciuto un’altra prigione, altre guardie, altri interrogatori. Insieme ci siamo trovati sul balcone del comandante della prigione, liberi ma ancora molto spaventati. Insieme abbiamo fatto un interminabile viaggio,stremati ma felici. Ed insieme continueremo a fare quello che sappiamo fare e che è un dovere fare, se vogliamo chiamarci ‘esseri umani’. Ed io lo so che verrà un momento in cui ognuno di noi dovrà anche da solo leccarsi le ferite, che per il momento sono anestetizzate dallo straordinario affetto che ci circonda. Ma non ho paura. Voi ci siete, da anni. E la Tere mi ha insegnato che c’è un coraggio e una dignità enormi nel chiedere aiuto. Non solo nel darlo. E prometto che lo farò, se sentirò che la botta è stata troppo forte per un uomo semplice come sono io. Nel frattempo, spero sentiate tutti, ma proprio tutti, il mio abbraccio dal cuore. Da anima ad anima. Grazie. Infinite grazie.
Matteo Dell’Aira

…..e poi la lettera di Matteo Pagani e della Presidente di Emergency Cecilia Strada

Lettera Cecilia Strada presidente Emergency
Lettera di Marco Garatti
Lettera di Matteo dell’Aira
Lettera di Matteo Pagani
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